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Viaggio alla scoperta delle evidenze del gioiello nell'arte.

Capitolo III: La corona del Granducato di Toscana

Manierismo: Una bottega dell'orefice allo Studiolo di Francesco I de Medici a Palazzo Vecchio a Firenze, dipinta da Alessandro Fei. detto il Barbiere, nel 1570.

All’osservatore dell’opera può sembrare di stare dietro al banco, accanto all’orefice, e di assistere all’esposizione e alla vendita dei gioielli, quasi come se fosse l’apprendista di bottega. Guardando attentamente, disposti un po’ ovunque, si distinguono collane di perle e corone, anelli e pince-nez, utensili, vasi e ampolle, candelieri e disegni preparatori, oggetti in oro e in metallo con decorazioni a sbalzo e cesello, tutti manufatti che era possibile trovare in una bottega di questo tipo. I probabili acquirenti scrutano con occhio critico la merce e dialogano animatamente con i mercanti nel tentativo di concludere affari vantaggiosi, mentre alcuni artigiani sono indaffarati di fronte al fuoco per la fusione dei metalli e altri sono intenti nella battitura di lastre metalliche.


Fei mostra tutte le attività di una bottega del XVI secolo, dalla produzione alla vendita, senza tralasciare la minuziosa descrizione degli attori protagonisti e rendendo gli stessi osservatori attori. Data la somiglianza delle architetture rappresentate con gli Uffizi, è probabile che la bottega medicea di oreficeria fosse collocata proprio sotto il loggiato.


Vi sono raffigurati dei gioielli di chiaro riferimento mediceo: l'uomo in primo piano sta lavorando alla corona granducale eseguita secondo il modello dato dalla bolla papale del 1569. Cosimo I de' Medici, duca di Firenze, desiderava ricevere un titolo che lo togliesse dalla condizione di semplice feudatario dell'imperatore e che gli desse maggiore indipendenza politica. Non trovando alcun appoggio da parte imperiale si rivolse allora al papato. Finalmente, papa Pio V emanò una bolla che gli conferiva il trattamento di altezza serenissima e il titolo di granduca, inserendolo così nella gerarchia nobiliare come posto intermedio fra duca e principe.

Nel gennaio del 1570 Cosimo I venne incoronato da Pio V a Roma, anche se questo diritto sarebbe spettato all'imperatore.

Un disegno della corona concessa dal pontefice appare nella bolla del 1569: era ovviamente diversa da quella principesca e da quella ducale ed era caratterizzata da un circolo d'oro ornato di smeraldi, rubini e perle, dal quale partivano punte triangolari alternate d'oro e d'argento verso l'alto. La corona, priva del consueto berretto di velluto interno, aveva la particolarità unica di avere, al centro nella parte anteriore, un grosso giglio bottonato, antico emblema della Repubblica Fiorentina.

Elemento di grande spicco era anche il campo liscio intorno alla fronte che recava una l'iscrizione: «PIUS V PONT.MAX.OB. EXIMIAM. DILECTIONEM. AC. CATHOLICAE. RELIGIONIS.ZELUM.PRAECIPUUMQUE.IUSTITIAE. STUDIUM. DONAVIT» (Pio V, pontefice massimo, donò per l'eccezionale devozione e lo zelo per la religione cattolica e per la personalissima passione per la giustizia).

La corona venne realizzata su questo progetto in gran fretta, in quanto doveva essere pronta per la cerimonia di incoronazione del 5 marzo 1570. Non è nota la sorte della corona ma, come spesso accadeva con questo tipo di oggetti, è possibile che sia stata smantellata dopo l'incoronazione.

La raffigurazione più precisa della corona granducale realizzata da Jaques Bylivelt per Francesco I e utilizzata da tutti i successivi granduchi medicei.


L'uomo a sinistra che esamina un vaso è identificato con Benvenuto Cellini. Il pannello chiudeva probabilmente un armadio destinato a contenere oggetti d'oreficeria.


Di capitolo in capitolo, il viaggio prosegue. A presto!

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