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Viaggio alla scoperta delle evidenze del gioiello nell'arte.

Capitolo II

I gioielli hanno sempre fatto parte del mondo dell’arte. L’arte orafa ci ha concesso di godere della pregiata manifattura di molti dei gioielli e dei manufatti che hanno attraversato regni e repubbliche, alcuni arrivando fino ad oggi in carne ed ossa, o per meglio dire in oro e pietre preziose, mentre di altri ne possiamo godere in molti dipinti.

Dedico questo secondo capitolo ad una delle donne più in vista del Rinascimento, ad oggi offuscata da una fama che non ha nulla a che fare con la sua vera persona: Lucrezia Borgia. Un piccolo ritratto della Duchessa di Ferrara, non avvelenatrice incestuosa bensì astuta e intelligente imprenditrice (con una passione per la mozzarella).

All'apertura delle carte segrete estensi custodite dal 1598 all'Archivio di Stato di Modena e Ferrara, emergono documenti che mostrano una coraggiosa imprenditrice, per secoli definita dai suoi detrattori come una virago corrotta e dissoluta, frequentatrice di orge in Vaticano, avvelenatrice e perversa. La sua unica colpa è stata appartenere a una delle famiglie più potenti e corrotte dell'epoca.

Dai documenti che elencano i lussuosi beni di Lucrezia Borgia, oltre a fornire preziose informazioni sulla straordinaria quantità e qualità di gioielli, vesti e arredi sacri che le appartennero, emerge il ritratto di una saggia amministratrice, fautrice di opere pubbliche e imprenditrice nel settore agroalimentare, la quale, per centrare i suoi obiettivi in campo zootecnico, arrivò persino a vendersi alcuni gioielli. Nel 1516 vende una catena d'oro per sovvenzionare il rifacimento degli argini di un fiume, poco tempo dopo fa lo stesso con una perla e un rubino per avviare nelle campagne ferraresi un allevamento di bufale e la costruzione di una produzione di mozzarelle di cui era particolarmente golosa.

E parliamo allora un pò di questi preziosi!


I bellissimi gioielli che indossava avevano un design estremamente raffinato e la maggior parte consisteva in Diamanti, Smeraldi, Rubini, Perle e Oro, tutti elementi che nel Rinascimento erano considerati benefici.

Lucrezia possedeva molti gioielli devozionali a testimonianza della sua profonda religiosità, tant'è vero che apparteneva alla congregazione delle Clarisse di terzo grado. Figlia di Papa Alessandro VI e sorella del temuto Cesare Borgia, riuscì a sfuggire all’entourage tossico della sua famiglia sposando Alfonso d’Este, futuro duca di Ferrara, e dimostrò di essere una donna capace di gestire gli affari di Stato. In assenza del marito, infatti, guidava una corte ricca di intellettuali e artisti, dimostrandosi un’efficiente donna d’affari.

La sua vita di madre amorevole, la sua religiosità, le sue capacità imprenditoriali e il rispetto dei suoi sudditi a Ferrara sono documentati nei vari registri, nelle lettere, negli inventari e nelle relazioni di cancelleria, custoditi negli archivi di Stato visitabili. Sono documentati anche la sua bellezza e il suo buon temperamento.

Perché allora Lucrezia Borgia ha sofferto per 500 anni di una cattiva reputazione così infondata? Perché “sesso e scandalo” vendono meglio e già a quel tempo esisteva l’uso (e l’abuso) delle fake news. Un mito che ha nutrito fantasie e passioni di molti, arrivando all'ossessione feticistica per la sua ciocca bionda di capelli conservata in una teca della Biblioteca Ambrosiana, a Milano, che fece impazzire Byron, Flaubert e d'Annunzio.


Alla prossima puntata!

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