Capitolo I
Introduzione
L’affascinante mondo antico ci insegna che niente nell’ornamento è mai lasciato al caso e che esso ha sempre rivestito una valenza simbolica, quindi risulta molto interessante indagare l'essenza del gioiello quale veicolo per trasmettere messaggi, concetti e simbologie.
L’uso dell’ornamento rientra nei costumi dell’umanità fin dai suoi albori: con piccole ossa o denti di animali, semi e conchiglie, poi con oro e pietre luminose, l’uomo ha sempre cercato di trovare un mezzo per esprimersi anche decorando il proprio corpo.
Le forme si diffondono e si ripetono ed anche per le gemme, gli smalti e gli altri materiali esiste una sorta di codice antico, seguito a seconda dell’occasione e del messaggio che il gioiello avrebbe dovuto comunicare, diverso per ciascun contesto.
Secondo questa codificazione non scritta, l’oro è stato considerato praticamente in tutte le culture come simbolo del divino, del potere, del soprannaturale. Spesso connesso al culto del sole (da Apollo, a Ra, al culto del Sol Invictus), divenne successivamente attributo di Dio nella religione cristiana e simbolo del suo splendore divino. Per comprendere la moltitudine di significati che l’oro ha incarnato nel corso dei secoli basti pensare che esso può accompagnare i defunti lungo il loro eterno viaggio e al contempo ornare il collo di ricche signore d’alto rango: appartiene dunque ai morti e ai vivi in uguale misura, è sacro quanto profano.
La memoria del gioiello
Le antiche credenze si tramandano, mutano forma e si adattano a nuovi usi e costumi, ma senza modificarsi nella sostanza. La memoria del gioiello e della sua evoluzione trova largo spazio nelle arti visive, con un picco esponenziale durante il periodo che va dal Medioevo a tutto il Rinascimento e si protrae fino al Barocco, per poi ritornare progressivamente come protagonista sulla scena dell’arte nel periodo a cavallo tra XIX e XX secolo con l’Art Nouveau, che pone le basi per l’exploit del gioiello d’artista a partire dalle Avanguardie Storiche.
Le testimonianze insite all’interno di opere pittoriche e scultoree sono importanti anche per lo studio delle evoluzioni stilistiche e delle tecniche orafe, per la datazione delle opere stesse, etc. Se si presta attenzione ai dettagli preziosi di un'opera, si scopre che hanno storie da raccontare.
Uno dei tanti esempi che potrei fare è il ritratto che il Bronzino fece di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni, nel 1545
1545, estate.
Eleonora di Toledo, figlia del Viceré di Napoli, andò in sposa a Cosimo de’ Medici. Ovviamente si trattò di un matrimonio strategico, ma negli anni si rivelò una coppia affiatata, tanto da dare alla luce numerosi figli, tra i quali Giovanni. Il ritratto fu commissionato dalla stessa Duchessa di Firenze allora ventiduenne e, seppur già madre di 4 bambini, venne ritratta con un vestito di seta bianca adornato con melagrane, simbolo di fertilità, in broccato d’oro. La rete che avvolge le spalle è decorata con perle che, nel corredo di gioielli di Eleonora, fanno eco a tutta la simbologia cristiana, oltre a testimoniare la nobiltà e la ricchezza della famiglia alla quale appartiene.
Firenze in quel momento spicca per l’arte orafa, si pensa che la mente dietro al design dei gioielli di Eleonora sia di Benvenuto Cellini, orafo di corte che aveva già realizzato esemplari simili. Le perle a goccia incorniciano il viso mentre la collana, oltre ad avere un ricco pendente formato da un grande diamante, ha anch’esso una perla a goccia a riprendere la lunga collana. A completare la maestosità dell’abbigliamento di Eleonora, una cintura in oro massiccio con pietre preziose incastonate e una grande nappa in microperle come finale.
Un secondo esempio, la ragazza con l'orecchino di perla dipinta da Johannes Vermeer nel 1665
Il dipinto è una tronie, un dipinto ipnotico di una ragazza in costume storico o esotico, in cui il contrasto cromatico illumina pienamente il volto della giovane e la luce nelle pupille viene richiamata dalla grossa perla che brilla in una quasi penombra sul suo collo.
Sembra abbigliata secondo la moda turca, con un mantello ramato e un turbante azzurro che le avvolge la chioma, e sembra avere umili origini, perciò quella perla acquisisce un fascino e un mistero senza tempo, poiché nel periodo in cui Vermeer opera, la perla è un monile aristocratico, nessuna giovane di umili origini avrebbe mai potuto permettersi di acquistarne una. Le perle venivano infatti importate dall’Estremo Oriente, costituivano un bene estremamente prezioso ed erano quindi simbolo di nobiltà, aristocrazia, purezza e benessere.
Nei prossimi post indagheremo lo stretto rapporto esistente tra gioiello e arte visiva, la presenza dei gioielli nelle opere e la nascita del gioiello d'artista.
A presto!
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