Alcuni anni fa scelsi di indagare il tema del mito in un dialogo tra passato classico e comunicazione contemporanea:
"The Myth and the like" era il titolo di una mia personale, ospitata negli spazi rinascimentali della Fabbriceria del Duomo di Pienza, a sua volta sopraffino prodotto della volontà mitopoietica dell’Umanesimo.
La mostra vide esposte oltre trenta opere, tra dipinti e disegni, e cinquanta gioielli, vere e proprie opere d’arte à porter.
Il pensiero mitico utilizza un linguaggio fortemente simbolico, e la mostra offriva la possibilità di ritrovare nelle opere esposte, gioielli compresi, gli elementi del mito, con cui poterlo decifrare. Un antico tesoro di cui, storicamente, anche le monete sono diventate strumento di trasmissione.
Nel tempo, il mito viene continuamente riplasmato e attraverso la rielaborazione artistica se ne creano delle varianti, dunque lo si può considerare a tutti gli effetti una "realtà in progress". Nella comunicazione contemporanea c’è una moltiplicazione di miti sempre nuovi, che si consumano, “usa e getta”, mentre, in un mondo incerto come quello in cui viviamo, risulta forte l’esigenza di ritrovare nel mito il fondamento primordiale a cui ancorarsi.
Si tratta quindi di sviluppare una nuova modalità di dialogo con tutto ciò che l’umanità ha costruito nel passato.
Il progetto era pensato con un itinerario espositivo che si snodava tra opere d’arte “à accrocher” e “à porter”, da appendere o indossare, e i gioielli dialogavano con le opere che li avevano ispirati, offrendo un modo alternativo di vivere l’arte: indossandola.
Fu la prima serie di monili che creai legandoli idealmente alle mie opere, con cui condividevano analogo processo creativo. Lo stesso principio che oggi anima il progetto RichFree.
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