L'anima birmana è tuttora impenetrabile quanto la sua giungla. Il paese è stato a lungo inaccessibile anche fisicamente.
La sua “porta” principale è a nord, attraverso i valichi di montagna che conducono in Cina. Fin dall'antichità, da qui passava la variante più meridionale della Via della Seta, che collegava il mondo cinese a quello indiano e poi al Mediterraneo.
Tutto questo viavai di imperi rimase una costante nella storia birmana, insieme alla bellicosità dei suoi abitanti. Le antiche cronache parlano di tribù tatuate, adoratrici di dragoni e mangiatrici di uomini. Secoli di continue guerre spalancarono le porte a nuovi popoli arrivati dal mare, gli europei: mercenari e razziatori portoghesi, mercanti olandesi, francesi e inglesi.
Gli inglesi non volevano conquistare la Birmania. A forzare lo scontro furono l'aggressività birmana verso l'India britannica e gli appetiti della Compagnia delle Indie Orientali. La conquista costò tre guerre (1824-26, 1852, 1885) ma alla fine la Birmania fu annessa all'India britannica. Il più grave errore commesso dalla Gran Bretagna fu annettere il Paese all'Impero indiano. La sua civiltà, la sua storia, le sue caratteristiche culturali conferivano alla Birmania un'individualità che i conquistatori avrebbero dovuto preservare. Invece economia e società vennero riorganizzate in stile coloniale, furono spinte al massimo la produzione di riso per l'esportazione e l'estrazione di petrolio e rubini, le foreste furono disboscate per costruire navi e vagoni dei treni indiani.
Gli inglesi in cambio portarono strade, ferrovie, scuole e università. E anche democrazia: nel 1937 introdussero un sistema parlamentare bicamerale ed estesero il diritto di voto alle donne alfabetizzate. Ma la modernizzazione scatenò l'ostilità dell'aristocrazia feudale e del clero buddista, defraudati dei loro privilegi.
Nel 1942, la Birmania fu invasa dai giapponesi, alleati di Hitler.
Nelle banconote birmane compariva l’immagine del generale Aung San, attivista del movimento nazionalista che, quando i giapponesi dichiararono l'indipendenza della Birmania (come stato fantoccio), ne divenne primo ministro. Gli invasori giapponesi all'inizio furono accolti come liberatori, ma di fronte alla loro violenza i birmani passarono agli Alleati. Aung San si avvicinò anche ai movimenti comunisti finché, nel 1945, dichiarò l'insurrezione armata contro i giapponesi. Nel 1947 fu trucidato dagli ultranazionalisti mentre Londra riconobbe l'indipendenza della Birmania, che divenne autonoma dal 1948.
Dal colpo di stato del 1962, la Birmania sprofondò in un regime dittatoriale per più di mezzo secolo, da cui uscì solo nel 2015.
Dalle elezioni del 2016 era una donna a guidare il Paese: Aung San Suu Kyi, figlia di Aung San e Nobel per la Pace nel 1991, arrestata nel 2021 dai militari durante il colpo di stato dell'esercito.
Dopo il 1989, sulle banconote l’immagine del generale fu sostituita dal "Chinze", leogrifo mitologico (figura simile a un leone) raffigurato nell'iconografia birmana e nell'architettura del Myanmar, in forma stilizzata per rendere l'idea dell'animale e non la sua vera forma (come invece avviene nell'arte occidentale). Pertanto artigli, zanne e occhi, quali simboli del potere, sono enfatizzati. Il Chinze è un utilizzato soprattutto come coppia di guardiani che fiancheggiano gli ingressi delle pagode o dei monasteri buddisti, la locale evoluzione del leone guardiano tipico della Cina.
La storia che motiva la presenza dei Chinthe è data grazie a una leggenda che narra di una principessa che, sposata con un leone, ebbe un figlio. La principessa abbandonò il leone che si arrabbiò e cominciò a terrorizzare chiunque. Il figlio, infastidito dalla sua presenza, ne andò alla ricerca e, una volta trovato, lo uccise. Tornato a casa, affermò di aver ucciso il malvagio leone ma capì di aver ucciso il proprio padre, quindi costruì una statua in memoria del padre e divenne custode di un tempio per espiare per il proprio peccato.
Si tratta di uno stilema decorativo nato nell'ambiente del buddhismo cinese con intento apotropaico: i leoni, spesso un maschio con una sfera tra gli artigli (a simboleggiare il dominio dell'imperatore sul globo terracqueo) e una femmina con un cucciolo giocoso (a simboleggiare il nutrimento e il ciclo della vita), dovevano proteggere l'edificio di cui erano posti a difesa. Simbolicamente, la leonessa protegge gli abitanti (l'anima vivente interna) e il maschio protegge la struttura (gli elementi materiali esterni) dell'edificio che entrambi sorvegliano. Sono sempre manifestazione di yin e yang. A volte, la femmina ha la bocca chiusa e il maschio aperta a simboleggiare l'enunciazione della parola sacra "om".
I leoni guardiani si diffusero successivamente in altre parti dell'Asia.
In Myanmar, il Chinthe diede il nome ai soldati Chindit della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi è uno dei simboli più riconoscibili del paese, ancora guidato da una giunta militare, in attesa di elezioni rimandate a data da definirsi.
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