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El Siglo de los Genoveses

GENOVA Dogi Biennali e governatori della Repubblica, terza fase, 1637-1797, Madonnina 1749 (Lira)


Quella del doge è stata, dal 1339 al 1797, una figura centrale del potere costituito nell’antica Repubblica di Genova. 

Il 1339 segna l’inizio dell’era dei “dogi perpetui”, che si protrarrà fino al 1528.

Dal ‘400 Genova vide l’avvicendarsi di numerosi governi, protetti vicendevolmente dai Francesi o dagli Spagnoli. A testimonianza del prestigio e delle ricchezze accumulate dalla città, soprattutto in virtù dell’alleanza con i reali di Spagna, in particolare Carlo V, fu coniato il detto che recitava “(l’oro) nasce onorato nelle Indie (occidentali)/ da dove la gente lo accompagna/ viene a morir in Spagna/ ed è seppellito a Genova”.


Nel 1528, la Repubblica riacquistò la sua indipendenza e la sua autonomia decisionale, fu stesa una nuova costituzione e con essa la città assunse i caratteri di una repubblica "aristocratica", sotto il nome di Repubblica di Genova. Per più di un secolo, Genova visse il suo periodo di massimo splendore, definito il Secolo dei Genovesi, i banchieri dei re di Spagna, che  per  fama, prestigio e potenza  si posero sullo stesso influente piano dei grandi banchieri sassoni, ebrei, nordici e tedeschi come i ricchissimi Fugger e Welser, tessendo le fila dell’economia mondiale del loro tempo.

Grazie agli accordi diplomatici con l’Impero spagnolo, infatti, i ricchi mercanti genovesi divennero i massimi finanziatori della principale forza militare e commerciale europea. I genovesi furono i fondatori della prima banca al mondo ed inventori dell’antesignano dell’odierno assegno. La città divenne ricca e sfarzosa come non era mai stata in precedenza. Si assistette a un’espansione anche urbanistica: attorno a un nuovo asse viario nacquero alcuni dei palazzi più "alla moderna" presenti allora sul territorio europeo. Questa “Strada nuova delli Palazzi”, così ribattezzata dai contemporanei, oggi via Garibaldi, è il luogo dove si concentrano la maggior parte dei Palazzi dei Rolli, un vero e proprio sistema di residenze private ad uso pubblico, che avevano come principale funzione quella di ospitare e accogliere le personalità straniere in visita di stato nella Repubblica di Genova.



Nel 1528 la nomina della massima carica dello stato venne riformata, fu abolita la formula del mandato "a vita", dando vita al periodo dei “dogi biennali” (con carica elettiva della durata di due anni). La particolare forma di governo della città, una Repubblica dove il potere risiedeva nelle mani di una ristretta oligarchia, non permetteva che vi fosse una sede di potere centralizzato (come a Venezia, dove il Doge era di fatto un sovrano nominato a vita). Il compito dell’hospitaggio dunque, veniva svolto a turno dalle più importanti famiglie cittadine, iscritte in liste compilate ufficialmente dalla Repubblica, dette I Rolli. In queste liste, ogni sito veniva classificato in base alla qualità architettonica, alle collezioni artistiche e al prestigio delle decorazioni pittoriche del palazzo. Genova sperimentò l’incontro con il grande linguaggio artistico del Rinascimento (Luca Cambiaso) a cui si affiancò  il nuovo e dirompente stile Barocco del grande pittore fiammingo Pietro Paolo Rubens, e altri artisti del calibro di Domenico Fiasella, Bernardo Strozzi, Domenico Piola. Nel 2006 l’UNESCO ha riconosciuto l’unicità di questo sistema come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.



L’elezione del Doge avveniva attraverso il voto dei membri del Gran Consiglio che si radunava a Palazzo Ducale nell’omonima sala. La votazione si svolgeva a porte chiuse tramite l’estrazione di cinquanta palle dorate in un’urna posta e, grazie ad una serie di votazioni successive, il numero dei candidati veniva ridotto fino a sei e, tra quest’ultimi, colui che avesse ottenuto il maggior numero di voti veniva eletto Doge. Dal 1576 venne adottato un sistema di elezione basato su di un doppio sorteggio: questo sistema darà lo spunto ai genovesi per gettare le basi del futuro gioco del lotto; secondo un'antica tradizione, infatti, i Genovesi dell'epoca erano dediti alle scommesse e non si lasciarono scappare l'occasione di puntare, nella circostanza, sui numeri abbinati agli eletti ai Serenissimi Collegi.



Dopo aver ricevuto la benedizione da parte dell’Arcivescovo durante la cerimonia dell’incoronazione, il doge, al termine di uno sfarzoso corteo che lo conduceva dai suoi appartamenti fino alla Cattedrale, si trasferiva a Palazzo Ducale per procedere al giuramento. Da quel momento, non poteva più uscire dal Palazzo Ducale se non nei giorni stabiliti dal protocollo o, previo decreto del Senato, per questioni estemporanee: sopportava, insomma, nei due anni di carica, una volontaria prigionia. È per questo motivo e per le sue vesti regali color porpora che il Doge viene definito Rex in purpurei, senator in Curia, captivus in urbe (Re in porpora, senatore in Curia, prigioniero in città).



Purtroppo la decadenza dell’impero spagnolo porta con sé la anche il declino della città, prima colpita dalla grande peste nel 1656 e poi bombardata dalla flotta del re Sole nel 1684 che sancì il ritorno sotto l’influenza del governo francese. Nel 1797, l’avvento delle prime Campagne d’Italia di Napoleone Bonaparte condussero all’annessione nel 1805 della Repubblica Ligure all’impero francese. Il deposito aureo del Banco di S.Giorgio era allora tra i più ricchi d’Europa, se non il più ricco, e fu proprio Napoleone, dopo l’annessione, a portarne tutto l’oro a Parigi, dove rimase. Questo notevolissimo deposito aureo contribuì ad arricchire gli ebrei Rothschild, che divennero da quel momento i primi banchieri d’Europa.

Da quel momento cessano i fasti di Genova, la cui storia sarà d’ora in poi quella dell’Italia.


Alla Superba RichFree ha dedicato un gioiello importante, in un gioco di rimandi tra il blu del suo mare, grazie alla scelta di lapis naturali screziati dei riflessi dorati della pirite, e delle code stilizzate dei cetacei che li abitano, che avvolgono la moneta genovese d'argento.


 

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