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La SERIE SEMILIBRALE di Roma repubblicana





Agli albori della monetazione dell’antica Roma, si verificarono fenomeni monetari singolari ed interessanti. Nel corso del III secolo a.C. l’ingombrante monetazione di bronzo fuso, nota come aes grave, era in declino e stava per cedere il passo alla produzione di monete d’argento più agili e comode, introdotte nei mercati dopo l’assoggettamento delle colonie greche della costa.


Il conservatorismo della classe dirigente romana fece si che abbandonare l’aes grave fosse una cosa lenta e graduale. In prima istanza si tentò di mantenere in vita il vecchio sistema degli avi mediante una svalutazione nota come “riduzione semilibrale” e fu la prima di almeno tre successive svalutazioni che afflissero la monetazione bronzea della repubblica romana. Il punto finale di questa spirale svalutativa/inflattiva fu la creazione di un nuovo nominale d’argento, il denario, equiparato a dieci assi di riduzione sestantale. Tale evento epocale viene collocato da Plinio nel 268 a.C.


Indubbiamente, la comparsa nei mercati di assi tanto leggeri deve avere gettato nel panico i Romani, e ne abbiamo testimonianza indiretta per la grande quantità di assi librali della serie della prora che sono giunti fino a noi: la legge di Gersham (la moneta buona scaccia quella cattiva) operò infatti in modo implacabile, e gli assi a peso librale pieno finirono tesaurizzati nei ripostigli.


L’avvento della svalutazione semilibrale è memorabile anche per un altro motivo: per la prima volta vennero prodotte a Roma delle monete con la tecnica della coniazione. Nella serie infatti i nominali più piccoli a partire dal sestante furono coniati.


La prora navis che campeggia nel rovescio merita un breve commento. Comparsa per la prima volta sull’aes grave, la prora rimane in auge sul bronzo fino alla fine della Repubblica, segno dell’importanza che questa simbologia vittoriosa aveva nella scala di valori dei Romani.

Dal punto di vista numismatico la serie semilibrale vanta le migliori incisioni della prora navis che l’intera serie repubblicana abbia prodotto. Da un lato questa serie fu molto più curata delle successive dal punto di vista stilistico. Forse l’incisione dei coni fu demandata a maestranze greche. Dall’altro il grosso modulo del sestante e dell’oncia (grandi quanto un sesterzio ed un asse, rispettivamente) hanno permesso agli artisti di rappresentare la prua delle navi da guerra nei minimi dettagli.

In particolare, suscita l’interesse degli storici l’oggetto sconosciuto, definito “arma” posto sul ponte della nave. Poteva trattarsi del famoso corvo che determinò la vittoria sulla flotta cartaginese nella Prma guerra punica? O di qualche altro misterioso oggetto bellico? Un vano per riporvi le vele, sempre ammainate sulle navi in assetto di guerra?


Roma stava per completare la conquista dell’Italia, ma non poteva farlo gravata da un sistema monetario rudimentale come quello dell’aes grave. La serie sopra descritta rappresenta dunque il tentativo di svecchiare il proprio sistema monetario, mediante una svalutazione della moneta.

Il tentativo fallì e Roma non ebbe altra alternativa che passare a battere moneta d’argento come perno del suo sistema finanziario. Nel 268 a.C. quindi (secondo la data “tradizionale” tramandata da Plinio) fu coniato il denario e finalmente il sistema funzionò. Roma trovò il suo “dollaro” e, sostenuta da esso, si avviò alla conquista del mondo.




RichFree ha deciso di usare un sestante in bronzo per omaggiare i fasti di una Roma caput mundi (dicitura poi tradotta prosaicamente in quel proverbiale “tutte le strade portano a Roma”), antica moneta che fa bello sfoggio di sé su un anello dalla foggia moderna, composto da un triangolo di turchese naturale incorniciato in argento e impreziosito da una sfera di fluorite, la "pietra del genio" che si dice sia molto potente dal punto di vista spirituale (promuove la libertà di pensiero e porta ad una giusta consapevolezza di sé), il cui nome si dice provenga dai minatori inglesi del Medioevo, che lo chiamavano anche "fiore di minerale", data la sua bellezza.


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